Roma, 21 febbraio. Presentato in Quirinale il toto-nomi. Dopo due ore e mezzo di colloquio con il Presidente della Repubblica, Renzi scioglie la riserva: sedici ministri per un team giovane e omogeneo. Ma per Stefania Giannini, neo reggente del Ministero dell’Istruzione, il lavoro pareva essere iniziato ancor prima della sua nomina alla guida del delicato dicastero. In una lettera indirizzata lo scorso venerdì al Presidente del Consiglio, infatti, la Conferenza dei rettori universitari italiani segnala quattro urgenze non «rinviabili»: un piano straordinario per i giovani migliori, la reale garanzia del diritto allo studio, una più solida alleanza fra atenei e imprese e la tanto sospirata semplificazione amministrativa. Negli ultimi cinque anni, come sottolinea il Crui, sono stati ben 10.000 i ricercatori a rimanere fuori dalle università per il continuo blocco del turnover. E non c’è da meravigliarsi se i nostri cervelli, di fronte alla fredda indifferenza delle istituzioni italiane, preferiscano migrare verso paesi che riservino loro una più calda accoglienza. Ancor più grave risulta poi la sospensione latente di cui pare essere vittima l’articolo 34 della Costituzione. Affermano i rettori «Un giovane su quattro non può studiare all’università per censo, anche se ne ha il diritto» . Ma anche i restanti “tre fortunati” non sono esenti dalle spiacevoli conseguenze di un sistema che oramai fa acqua da tutte le parti: così, chi vorrebbe e meriterebbe spesso non può accedere ai livelli più alti dell’istruzione e chi, d’altra parte, vi destina impegno e risorse trova sprangate le porte del “magico” mondo del lavoro, configuratosi in un universo parallelo (forse raggiungibile attraverso l’“infinito” buco nero della crisi?) agli occhi dei giovani italiani. Per questo, ammonisce la missiva, «servono politiche che attraverso azioni di defiscalizzazione incentivino un rapporto più stretto fra Università e imprese» in quanto «il Paese non cresce se non si rafforza l’alleanza tra formazione e mondo del lavoro». Infine il Crui rivendica la necessità di sconfiggere quel «delirio normativo senza logica», nemico di ogni libertà di movimento e progettualità degli atenei. Fra le altre, dunque, anche queste quattro le priorità che la neonata compagine governativa è chiamata ad affrontare. «Si è perso troppo tempo» dichiara infatti la lettera nella sua parte conclusiva. E l’augurio è che siano proprio i tempi e il resto della futile combriccola di sprechi, spese, lusinghe e ipocrisie a subire una drastica ondata di tagli. Nella speranza che la scossa che oggi muove il Parlamento non si trasmuti in maremoto…

Corina Lanza