Dopo la grande eruzione laterale del 1610, che interessò il versante sud-ovest del vulcano, l’Etna entra in un breve periodo di riposo che durerà circa quattro anni. Il 2 luglio 1614 una frattura eruttiva si apre sull'alto versante nord dell’Etna nell'attuale territorio di Randazzo, ad una quota di circa 2500 metri. Le notizie riguardo questa importante eruzione sono veramente scarse. Giuseppe Recupero nella sua Storia generale e naturale dell’Etna, pubblicata nel 1815, riporta le uniche due memorie manoscritte contemporanee all'eruzione giunte sino ad oggi. La prima, quella del sig.Ribizzi, offre poche notizie limitandosi solo a indicare il giorno d’inizio, il luogo e la durata dell’eruzione. L’altra memoria, scritta dal sig. Francesco Oliveri poco dopo la fine dell’eruzione, contiene molte notizie in più. Le colate laviche produssero ingenti danni alle vigne della contrada Pirao e distrusse gran parte della faggeta che caratterizzava l’alto versante del vulcano. L’importanza di questa eruzione è data soprattutto dalla lunga durata e dal volume di lava emessa che ammonta a circa 1km. Nel punto d’emissione lavica si originarono due grandi hormitos, strutture vulcaniche di piccole dimensioni che si formano lungo le fessure eruttive, chiamati successivamente come Due Pizzi, Gemelli o Fratelli Pii. L’eruzione del 1614-1624 è una delle sette eruzioni laterali che caratterizzarono l’Etna nel diciassettesimo secolo tra le quali quella del 1669 che circondò le mura medievali della città di Catania e che giunse fino al mare.

Guglielmo Manitta