Padova, 10/02/2014- Una quattordicenne si suicida lanciandosi dall'ultimo piano  di un  vecchio albergo a Cittadella, nel padovano. Allarmati da un biglietto che la ragazzina aveva lasciato alla nonna, i genitori si sono subito recati sul luogo del suicidio, ma ormai era troppo tardi. Ma cosa può aver spinto una quattordicenne a farla finita così?
Scrive "La Stampa": « Frasi, parole, insulti pesanti come un macigno digitati con una cattiveria a cui è difficile trovare un senso». Questo fenomeno, spesso sottovalutato, si chiama cyberbullismo. Succede quando i social network diventano vere e proprie ‘piazze dell'odio’ in cui i bulli, forti del loro anonimato, sfogano tutta la loro cattiveria. La vittima di cyberbullismo si sente costantemente rintracciabile e per verificare eventuali minacce o insulti le è sufficiente collegarsi a qualsiasi mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo. Gli esiti di queste molestie senza fine possono essere terribili e ispirare nella vittima addirittura tendenze suicide. Proprio come è successo a Nadia, che è stata ‘incapace’ di sopportare il peso gravoso di questi insulti. Non è da escludere che  frasi del genere possano in qualche modo aver trasformato le paure e le insicurezze tipiche dell'adolescenza in certezze. Nadia aveva provato a cercare sicurezza negli amici su Ask.fm: dai post emergeva il silenzioso grido di aiuto della ragazza; un grido d'aiuto che nessuno ha ascoltato. Adesso, nel mirino degli inquirenti, c'è il sito Ask.fm già sotto accusa in Inghilterra, su richiesta del primo ministro David Cameron, dopo un caso analogo. Le più alte istituzioni italiane si sono pronunciate sull'argomento, sostenendo la necessità di un uso più controllato dei social network. Ma come mai bisogna sempre aspettare tragedie simili per intervenire? L'uso controllato dei mezzi elettronici dovrebbe essere accompagnato da una campagna di sensibilizzazione volta a dimostrare ai ragazzi quanto male possano provocare se, in rete, si trasformano in un branco sadico. Quando si è in rete, infatti, spesso non ci si rende conto di quello che si può provocare e di conseguenza si scrivono cose che, probabilmente, non si direbbero mai. Stavolta, però, le istituzioni sembrano determinate a mantenere le promesse fatte. Infatti, qualche giorno fa, è stato aperto presso il  Policlinico Gemelli di Roma il primo ambulatorio che si propone di stroncare il fenomeno del  cyberbullismo.  L’ambulatorio, nato dalla collaborazione fra l’ospedale e la polizia postale, si occuperà, non solo delle vittime, ma anche dei bulli. Scopo di questo duplice intervento, infatti, spiegano gli esperti, è  da un lato quello di aiutare le vittime e dall'altro quello di rendere i bulli consapevoli del danno da loro commesso. In conclusione, non resta che augurarsi che tale attività contro il cyberbullismo abbia seguito e che possa essere efficace in modo che casi come quello di Nadia non si verifichino più.

Flavia Di Silvestro