Prima metà dell’ottocento. Niccolò Paganini, giovane virtuoso violinista italiano, è ormai una star in Europa, dove è acclamato per le sue doti eccezionali e la straordinarietà delle sue esecuzioni. Al seguito di un concerto a Milano, incontra uno strano individuo, Urbani, che gli si propone come manager e gli promette che lo renderà ancora più famoso. Niccolò accetta. Urbani gli fa firmare allora un contratto (o forse un patto…) in cui entrambi si giurano fedeltà reciproca per l’eternità. Dopo aver perso tutti i suoi soldi tra donne, feste, droghe e gioco d’azzardo, vende anche il suo violino. Per fortuna, arriva al momento giusto una lettera da parte di un impresario inglese, John Watson, che gli chiede di recarsi a Londra per una tournée. All’arrivo in città, gli è impossibile alloggiare nell’albergo previsto, a causa di una folla di protestanti che lo accusano di aver fatto un patto con il diavolo in cambio di talento e successo. Watson allora decide di ospitarlo in casa propria. Qui Niccolò conosce la figlia dell’impresario, Charlotte, giovane e talentuosa cantante lirica. Di lei si innamora, sia per la bellezza, che per la voce angelica. Le propone di cantare un’aria da lui composta: Io Ti Penso Amore. Fra i due nasce un profondo legame. Niccolò, per la prima volta, riesce ad aprirsi e a mostrarsi per ciò che veramente è, facendosi conoscere non come star, ma come persona che vive attraverso la sua musica: “tutto ciò che sento, che sono, che voglio essere, lo metto nella musica”. Il concerto si tiene dopo pochi giorni. Niccolò oltre ad eseguire molte delle sue composizioni più famose, come il Capriccio n° 24 o il concerto denominato La Campanella, chiama sul palco Charlotte per cantare l’aria insieme provata. Il concerto è un successo ma, subito dopo, si crea uno scandalo: sembra che Paganini abbia abusato della giovane ragazza. In realtà è tutto un malinteso, creato da Urbani per far sciogliere il loro rapporto. Infatti i due perderanno per sempre i contatti, prendendo strade diverse. Charlotte diventerà una famosa cantante lirica e sposerà un altro uomo. Niccolò, dopo aver licenziato Urbani, si ritirerà a Genova, sua città natale. Qui, anche se la sifilide e la tubercolosi lo affliggono, scrive tutte le partiture e variazioni dei suoi numerosi concerti e capricci, cosa che mai aveva fatto. Infatti durante i suoi concerti, improvvisava moltissimo, negandosi alla richiesta di ripetere un brano già eseguito (da qui la famosa citazione “Paganini non ripete”). Nel letto di morte rifiuta l’estrema unzione e muore con il suo violino tra le braccia. Verrà sepolto in terra consacrata solo molti anni più tardi. Storia intrigante quella di Paganini, piena di misteri e leggende, tra mito e realtà. Il regista Bernard Rose ha voluto innanzitutto non un attore professionista, ma un violinista professionista, che sapesse davvero impugnare il violino senza usare quindi una controfigura. Ruolo fatto apposta per il giovane violinista statunitense-tedesco David Garrett, famoso in tutto il mondo per aver saputo ben interpretare il violinista genovese, nonostante fosse la sua prima esperienza da attore. Il film non può essere definito un capolavoro cinematografico, ma la parte musicale, ricca delle composizioni più note di Paganini, compensa senza dubbio ciò che manca da parte della regia. Il Violinista del Diavolo si concentra più sulla seconda parte della vita di Paganini, vissuta tra donne, gioco d’azzardo e musica. Rose ha cercato di rendere la biografia del famoso musicista più vicina possibile alla realtà, per quanto essa sia compromessa da leggende e credenze false, come il famoso patto con il diavolo,  che alla fine del film potrebbe identificarsi con Urbani (interpretato da Jared Harris). Queste leggende e diavolerie associate a Paganini erano anche frutto dell’ignoranza del tempo. Essendo infatti incomprensibile come riuscisse a suonare con tanta velocità, agilità, eccezionale virtuosismo e tecnica strabiliante (spesso rompendo, durante i concerti, tre delle quattro corde e riuscendo a finire il concerto sull’ultima corda superstite) l’unica possibile spiegazione da darsi era quella di una presenza maligna dentro di lui. In realtà a provocare tutto ciò era un’altra delle patologie da cui era affetto:  una malattia del tessuto connettivo che giocò, però, a suo favore. Questa gli rese infatti le dita flessibili, lunghissime e agilissime, permettendogli di suonare il violino come nessuno aveva mai fatto prima. Nonostante le controversie legate alla sua vita, Paganini è ancor oggi considerato il più grande violinista di tutti i tempi, o come lo ha definito David Garrett “la prima Rockstar della storia, un genio eccentrico, un Jimi Hendrix della sua epoca”.

Alice Romano