La  storia del nostro paese non è grande solo grazie a uomini, ma anche a donne: un ruolo importante sicuramente l’ha avuto la baronessa Giovannella De Quatris. Non è certa la data della sua nascita, ma si può stabilire intorno al 1444 a Catania, perché nel sarcofago è presente la seguente frase: “Vixit annos LXXXV”cioè “visse 85 anni” e  la data della sua morte, 1529. Il cognome ne rivela le origini  aragonesi. Trasferitasi a Randazzo, in seguito al matrimonio con Pietro Rizzari, non riuscì mai a realizzare il sogno di avere figli. Vivendo e pregando nella chiesa di S. Maria, con gli abitanti di Randazzo, aveva potuto constatare la povertà e la miseria in cui molti vivevano e proprio per questo motivo decise di donare, con atto del 23 marzo 1506,  alla chiesa che tanto amava,  due feudi, Flascio e Brieni nel territorio di Randazzo, affinchè ne venisse realizzato il completamento. Tale chiesa era stata  luogo molto importante per la baronessa perché vi aveva potuto esercitare la fede in Dio con grande devozione. Alla chiesa donò anche suppellettili vari, per l’abbellimento della stessa, come  il famoso libretto scolpito in avorio, all’interno del quale si trovano foglietti in pergamena con delle miniature che rappresentano i misteri della passione  di Cristo e le preghiere da lei recitate, descritte attraverso immagini, in quanto la Baronessa non sapeva leggere, essendo negato alle donne dell’epoca l’apprendimento attraverso la lettura. La generosità di Giovannella è evidenziata dal fatto che la sua eredità si estende non solo alla Chiesa, ma anche alla vita di giovani donne; infatti con il testamento dispose che le giovani nobili decadute usufruissero di lasciti (10 onze il 14 Agosto di ogni anno) per la dote del matrimonio o di monacazione. Un vitalizio di 8 onze all’anno fu lasciato anche al figlio illegittimo del padre. Morto il marito Pietro Rizzari, Giovannella a distanza di un anno si risposò con Andrea Santangelo. Grazie al suo lascito, nella Chiesa di S.Maria, nonostante le controversie con l’ultimo marito, che usufrì del feudo  di Brieni fino alla morte (1560), furono molti i lavori e gli abbellimenti fatti. La chiesa man mano assunse una forma decorosa e monumentale, per le snelle colonne gotiche, i capitelli floreali stilizzati, gli archi acuti, solenni e agili, e infine per l’immagine della bella Madonna di fattura bizantina posta sull’altare. La chiesa fu dotata di altri ornamenti, come nel 1567 l’imponete Ostensorio processionale, in argento dorato, che tuttora fa parte del suo tesoro. Grazie all’eredità della baronessa De Quatris, quindi, si è potuta realizzare la bella Basilica di S.Maria, simbolo del nostro paese.


Anna Bagiante