Liceo Classico "Don Cavina" Randazzo

2014/04/23

Castro dei Volsci (Frosinone), 22 Marzo 1921. Nasceva uno degli attori più amati del cinema italiano: il grande Nino Manfredi. Il suo ricordo, caro alla nostra memoria, è legato alla figura indimenticabile di Geppetto ne ”Le avventure di Pinocchio” di Luigi Comencini del ’72. In maniera profonda e sensibile Manfredi interpreta un padre amorevole, pieno di umanità e pazienza nel prendersi cura del suo ciocco di legno fatto bambino quale Pinocchio. Manfredi, il cui vero nome era Saturnino, per rispettare i voleri della sua famiglia si laurea in Giurisprudenza ma non eserciterà mai la professione. Scoperta la sua inclinazione per il palcoscenico, frequenta l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica. Nell’autunno 1947, debutta al Teatro Piccolo di Roma recitando con Eduardo De Filippo e Orazio Costa che considererà sempre il suo maestro. Nel 1959 ottiene un grandioso successo con la sua partecipazione a Canzonissima, creando la macchietta del “barista di Ceccano” la cui battuta “fusse che fusse la vorta bbona” rimarrà nella storia. A partire dal 1960, recitando da protagonista nel film “L’impiegato” di Puccini, diventa una delle colonne portanti della commedia all’italiana, interpretando personaggi ottimisti, destinati alla sconfitta ma non all’umiliazione. Celebre il duetto con Lea Massari in “Roma nun fa’ la stupida stasera” nel Rugantino del ’63. Saranno più di 100 le pellicole da lui interpretate con tanti riconoscimenti alla sua carriera (5 Nastri d’argento e 5 David di Donatello). Fa parte di un gruppo di ladri pasticcioni nel film “L’audace colpo dei soliti ignoti”. Stregone in Africa insieme ad Alberto Sordi (nel ruolo di cognato editore), in “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?”. Recita con Ugo Tognazzi in “Straziami ma di baci saziami” interpretando un barbiere innamorato. Debutta come regista dirigendo l’episodio “L’amore difficile” tratto dall’omonima novella di Calvino, e i film “Per grazia ricevuta” (1971) e “Nudo di donna” (1981). Lavora a fianco di Totò in un film del 1966 intitolato “Operazione San Gennaro”, che  lo vede capo di una banda di ladri, “Dudù”, coraggioso e temerario a tal punto da rubare il leggendario tesoro di San Gennaro, furto sacrilego agli occhi di tutti. Molto attivo alla Radio si esibisce anche come cantante: nel 1970 la sua versione del classico di Petrolini “Tanto pe’ cantà” raggiunge le prime posizioni della hit parade. Manfredi ha popolarità anche come testimonial pubblicitario. Il successo maggiore lo ottiene con gli spot della Lavazza. Sono famosissimi i suoi slogan “Più lo mandi giù più ti tira su” e “Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?”. Interpreta Giovanni Garofoli, un emigrato italiano in Svizzera in "Pane e cioccolata" di Franco Brusati del '73, un film che mette a confonto due diverse realtà: il "pane" rustico, simbolo di un’Italia che obbliga ad andarsene, e la "cioccolata" emblema del benessere della Svizzera. Un quadro  malinconico, oscillante tra humor e tragedia, che suscita riflessione nello spettatore. Essere italiani appare quasi un "difetto". Manfredi fa ben trasparire, a volte con un sapore amaro, i sacrifici, le difficoltà di integrazione in un paese straniero. Personaggio realistico in cerca della propria identità. Disperato, dopo tante peripezie, disperato decide di rimpatriare ma, in un finale pieno di speranza, scende dal treno di ritorno e decide di non arrendersi mai. Nel '77 è protagonista ne "In nome del Papa re" di Luigi Magni. Il film racconta la storia dell'ultima condanna capitale avvenuta in una Roma del 1867, tre anni prima della Breccia di Porta Pia. Manfredi impersona monsignor Colombo da Priverno, un giudice del Santo Tribunale che osa sfidare  l'autorità di Pio IX. Il suo è un conflitto contro il potere temporale della Chiesa, esercitato in modo ottuso, intransigente, quasi ingiusto. L'attore ciociaro mostra buon senso e determinazione,  attaccato al sacerdozio e credente nei veri valori spirituali e religiosi. Una delle sue migliori interpretazioni che gli procura il David di Donatello. Il suo ultimo ruolo, molto toccante, è quello di Galapago nel film “La fine di un mistero” dove interpreta uno sconosciuto privo di memoria che verrà ricoverato 40 anni in manicomio. Manfredi muore a 83 anni il 4 Giugno 2004. Insieme ad Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Grassman è uno dei quattro moschettieri della commedia all’italiana. Sempre ironico, simpatico, divertente, viene definito “personalità artistica ricca e poliedrica”. Il suo carisma lo immortala nella storia cinematografica. Così Nino saluta l’amico Sordi il giorno della sua scomparsa: «Albè, lasciami un posto in Paradiso, così continuiamo a scherzà, sennò m’annoio…»

Guidotto Michela

Posted on mercoledì, aprile 23, 2014 by Unknown

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Luigi Rabatà Uno dei personaggi più celebri di Randazzo, anche se non di sangue randazzese, è Luigi Rabatà. Il suo nome forse non è noto, ma di certo i suoi resti hanno incuriosito da sempre; le sue reliquie sono esposte nella basilica di S. Maria, ma non tutti ne conoscono la storia. Purtroppo non si hanno dati sulla sua vita da beato e forse, anche per questo non è mai stata prodotta una biografia come avvenuto per altri santi o beati. Rabatà nacque a Monte S. Giuliano, l’odierna Erice, nel Trapanese precisamente nell’ anno 1443. Dubbi anche sul suo nome tanto che in alcuni testi viene chiamato Ludovico, in altri il suo cognome non viene neanche indicato. Da grande, dopo aver compiuto il tirocinio filosofico e teologico, diventò sacerdote e venne trasferito a Randazzo, dove visse per qualche tempo accanto a una colonia di ebrei. Di certo si sa che fu il Superiore della comunità dell’ ordine dei Carmelitani di Randazzo; confessore, faceva vita ritirata da eremita. Si interessò anche dell’urbanizzazione del territorio, tanto che viene ricordata la realizzazione di una strada, che dal paese portava al convento del Carmine, situato in quel tempo fuori dalle mura della città. Ciò che faceva per la città non era però gradito a tutti; per questo fu colpito con una freccia in fronte da un signorotto del paese; la ferita dopo vari mesi di sofferenze lo condusse alla morte. Non si seppe mai il nome dell’assassino perché il beato non volle rivelarlo. La morte probabilmente lo colse intorno al 1490, all’età di 47 anni. Dopo la sua morte, si raccontano eventi miracolosi, tra cui il più ricordato, anche per le diverse testimonianze, quello che ebbe protagonista il nobile Ruggero Romeo. Costui, completamente cieco, ottenne la vista di un occhio, cosa che determinò la traslazione del corpo del beato sotto l’altare maggiore della chiesa dei Carmelitani. Dimenticato per quattrocento anni, il 10 Dicembre 1841 venne proclamato beato da papa Gregorio XVI, che ne riconobbe il martirio e i miracoli. Durante il colera, nel 1911, l’arciprete Fisauli, ne invocò la protezione e a lui fu attribuita la miracolosa cessazione del morbo, per cui gli si volle rendere omaggio il 13 Agosto del 1912. Le sue reliquie furono trasferite, con solenne processione e la partecipazione del vescovo, dal Carmine a Santa Maria e, in tale occasione, venne usata l’urna in marmo che era stata disegnata e costruita nel 1890 dallo scultore Giambattista Malerba. Le reliquie si trovano esposte alla venerazione del pubblico sotto la mensa dell’altare dell’Assunta. La patria di origine volle una sua reliquia e ottenne l’osso della gamba; anche Trapani ne desiderò una e ottenne la parte inferiore del teschio. Nella chiesa di Santa Maria, il 13 Agosto si ha la commemorazione liturgica del beato con esposizione di un piccolo quadro del pittore Paolo Recupero che risale al 1915. Ricordiamo Luigi Rabatà come un grande esempio di virtù e umiltà.
Anna Bagiante

Posted on mercoledì, aprile 23, 2014 by Unknown

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2014/04/05

In Ucraina le ribellioni non si fermano e la situazione, già parecchio delicata, rischia di avere conseguenze ancora più gravi a livello internazionale. Le ribellioni hanno acuito le divergenze interne fra filo-russi e filo-europei causando un rapido susseguirsi di sconvolgimenti politici. Infatti, dal 16 Marzo di quest'anno la Crimea, regione da sempre legata alla Russia per motivi storico-politici, si è autoproclamata repubblica autonoma come parte integrante della Federazione russa in seguito a un referendum, la cui validità giuridica è stata però riconosciuta dalla sola Russia. Ma, mentre il tricolore russo sventola su tutte le vecchie basi militari ucraine in Crimea, dall' Aja arriva, come sanzione, la decisione di escludere dal G8 la Russia che, però, si mostra determinata a continuare la sua azione nella comprensione del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Inoltre, le truppe russe, incoraggiate dalla vittoria, si sono spinte al confine con la Transnistria (Moldavia), facendo ritenere che l'obiettivo non è solo la Crimea. Questa forte presa di posizione da parte della Russia ha scatenato la reazione indignata dell'Ue e degli Usa, pronti a fornire supporto all'Ucraina. Una nazione, ormai, divisa a metà tanto che statue di Lenin, in Crimea, vengono difese come manifesto della "russità", mentre, in altre parti del paese, vengono distrutte. La gente  continua a morire, a sparire, a essere torturata e non viene tollerato il dissenso. Qualche giorno fa Andrej Zubov, un professore della blasonata Università MGIMO di Mosca, è stato licenziato per aver paragonato l'annessione della Crimea all'Anschluss dell'Austria durante la seconda guerra mondiale. Lo storico russo è stato tacciato di slealtà nei confronti dell'istituzione per cui lavorava, solo per aver espresso un parere contrastante con il governo. Il clima è, quindi, piuttosto pesante e potrebbe generare una guerra sanguinosa. Non resta che sperare che, dopo le elezioni, l’Ucraina possa dotarsi di un governo capace di conciliare le diverse fazioni del paese e che governi europei e Russia possano cooperare nella ricerca di una soluzione pacifica.

Flavia Di Silvestro

Posted on sabato, aprile 05, 2014 by Unknown

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2014/04/04

Sembra solo un gioco, ma non lo è. Le regole sono semplici: se vieni nominato, dopo aver ringraziato i tuoi amici per la ‘nomination’, devi bere tutto d’un sorso birra o altri superalcolici, ti riprendi e posti il video sul Social Network nominando altri amici. Questi ultimi hanno 24 ore di tempo per accettare o meno: se accettano, dovranno fare a loro volta la stessa cosa, altrimenti saranno costretti a offrire da bere a tutti gli amici. È un effetto domino che sta coinvolgendo moltissimi ragazzi. Per i giovani «è solo un gioco, non c’è nulla di male». Sì, un gioco che ha già provocato 5 morti. In Italia la moda è appena arrivata, ma in alcuni paesi, come Inghilterra, Stati Uniti e Australia, essa ha già le sue vittime. Questo modo di bere è molto pericoloso. Si beve da soli, in camera, davanti una webcam. Si inizia con un bicchiere di birra, fino a bere a stomaco vuoto superalcolici. Tutto ciò per dimostrare di essere forti, o meglio per apparire forti. Ma cosa spinge realmente i ragazzi a compiere questa bravata? Non accettare la ‘nomination’, non sembra apparentemente un grave problema. Ma per chi su Facebook condivide la sua vita non è così. Sui social network tutti sono informati su tutto. Le notizie si diffondono velocemente e quindi, in un modo o in un altro, non si passa inosservati. Conta più apparire che essere. Per un ragazzo, non accettare significa rischiare di essere deriso, di essere escluso dalla comitiva e soprattutto di risultare poco coraggioso, debole. Un ‘semplice gioco’, quindi, diventa una situazione frustrante. Si parla di abuso di alcol e di cyberbullismo. Se riuscire a bloccare la pubblicazione dei video non risulta ancora possibile, c’è chi ha già avuto idee migliori. Molti ragazzi hanno dato vita alla ‘Booknomination’. Anche qui le regole sono semplici: ci si riprende mentre si legge ad alta voce un passo di un libro a cui si è particolarmente legati e si invita altri amici a farlo. Così, in risposta all’alcol, adesso spopola la letteratura.

Giulia Mannino


Posted on venerdì, aprile 04, 2014 by Unknown

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